Lo Shogi e la Metafisica della Guerra: Riflessioni tra Pieno, Vuoto e Strategia Antica

Lo Shogi e la Metafisica della Guerra: Riflessioni tra Pieno, Vuoto e Strategia Antica

Nel tessuto culturale giapponese, lo shogi, tradotto come “guerra dei generali”, trascende la definizione di un mero gioco. Questo affascinante scacchiere giapponese diventa un campo di battaglia silenzioso, dove risuonano echi di principi strategici che hanno guidato guerrieri attraverso secoli. Molti di questi principi possono essere rintracciati nel seminale “L’arte della guerra” di Sun Tzu.

Conoscenza e Auto-Conoscenza

Nella sua saggezza, Sun Tzu ha proclamato: “Se conosci il nemico e conosci te stesso, non devi temere il risultato di cento battaglie”. Questo concetto è profondamente radicato nello shogi. La vittoria si manifesta attraverso una comprensione intima dell’avversario, ma anche da una introspezione del proprio io. Ogni decisione sulla scacchiera nasce da questo doppio senso di consapevolezza.

Dal Pieno al Vuoto

La scacchiera dello shogi, al suo inizio, si presenta in uno stato di “pieno”. Man mano che la partita si evolve, con pezzi che si muovono, vengono catturati e paracadutati nuovamente, emerge un ritmo tra pieno e vuoto, creazione e dissoluzione. Questo flusso costante tra gli stati ricorda la filosofia taoista, in cui tutto è in un perpetuo stato di cambiamento.

Strategia e Terreno

Sia in guerra che nello shogi, il “terreno” gioca un ruolo essenziale. Sun Tzu ha spesso sottolineato l’importanza del terreno nelle sue strategie. Analogamente, nello shogi, la comprensione e il dominio della scacchiera possono spostare il bilancio del potere. I giocatori di shogi abilmente sfruttano la struttura della scacchiera e la disposizione delle pedine, manifestando principi di guerra antichi nella danza dei pezzi.

Tempismo e Adattabilità

Il tempismo, come sottolineato da Sun Tzu, è vitale in battaglia. Questa acuta percezione del momento giusto è palpabile anche nello shogi. Sia che si tratti di sfruttare una breve vulnerabilità dell’avversario o di creare un’opportunità, il tempismo può inclinare l’esito a proprio favore. Allo stesso modo, la capacità di mascherare intenzioni e sorprendere l’avversario attraverso adattamenti tattici rappresenta l’arte dell’inganno e dell’adattabilità in guerra.

Mentre lo shogi si svolge in silenzio, le sue pedine e le strategie evocano un coro di saggezza antica sulla natura della guerra, della strategia e dell’equilibrio. Le lezioni di Sun Tzu, insieme ai concetti taoisti di pieno e vuoto, trovano una risonanza vivida e profonda in ogni partita di shogi. Attraverso questo gioco, possiamo contemplare non solo l’arte della guerra, ma anche la profondità metafisica dell’essere e dell’universo.

Approfondimenti

Sun Tzu e l’arte dello Shogi

È realmente possibile in un gioco di strategia come lo Shogi “leggere i pensieri” del proprio avversario per prevedere e anticipare le sue mosse? Sì, e non si tratta di magia. Se è infatti vero che dalla mente dipendono i movimenti sulla scacchiera, è altrettanto vero che, alla luce di una solida preparazione tecnica, la scacchiera permette un accesso alla mente del giocatore che può rivelarne le strategie e da ultimo tradirne le intenzioni. Attenzione, però: la connessione mente-scacchiera è insidiosa e può anche essere una lama a doppio taglio, una via lastricata di gambetti e blunders. Iniziamo a esplorare questo complesso rapporto con l’interessantissimo articolo di Michele.

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