È proprio il caso di dirlo: questa tanto attesa edizione di Lucca Comics & Games 2021 sembra aver riportato quella luce che da qualche anno si era affievolita nei cuori dei partecipanti. Ma andiamo con ordine e affidiamoci alla lettura del report della nostra Francesca.
Pare che la pausa causata dalla pandemia dell’anno scorso abbia fatto retrocedere di qualche anno l’organizzazione stessa del festival. Lo smarrimento generale delle nuove disposizioni ha messo in crisi molti visitatori, compresa la sottoscritta, che si è ritrovata a dover riprendere le misure con la collocazione della biglietteria. Una volta capito dove finiva la fila, che vista dall’alto probabilmente aveva preso la forma di un enorme punto interrogativo, è scattato il conto alla rovescia che mi divideva dall’agognato braccialetto, universale lasciapassare per gli stand. Un’ora d’attesa. Ma vorrei precisare che è stata un’ora di piacevole attesa. Sì la fila era lunga, sì ho sentito tante lamentele, però quanto è stato bello guardarsi intorno e vedere tanta gente, vedere tanti cosplayer.
Alla fine ho avuto il mio braccialetto, che però ho potuto sfruttare appieno solo verso sera. Infatti, la coda appena fatta era solo la prima di tante altre code formate all’esterno di stand e negozi. Poco male perché, se c’è una cosa che ho sempre amato di Lucca sono le sue mura e in particolare i piccoli banchi disposti per tutta la loro lunghezza: per quelli non serve neanche il braccialetto! Ahimè, con mio disappunto le mura erano “spoglie” di tutti i banchini e le attrazioni. Peccato davvero.
Quindi la mattinata è volata, passata in attesa della fine di una lunga coda e le mura mancavano di un pezzo per me fondamentale. Eppure sentivo che c’era qualcosa che teneva in piedi tutto nonostante questo. Perciò, in attesa che alcune file si sfoltissero ho proceduto per un’altra attività che mi ha sempre divertito tanto: fare le foto ai cosplayer. Credo sia una delle cose più belle dei Comics in generale, vedere i nostri amati personaggi prendere vita, camminargli affianco e parlare con loro. Una felicità equiparabile solo a quella del diventare quel personaggio, “costruendolo” passo passo per un intero anno e vedere da dietro il trucco o la maschera i volti delle persone che, piene di gioia, chiedono una foto. Non ho visto personaggi troppo complessi. A parte un Obito che mi ha letteralmente tolto il fiato, ho notato una certa semplicità rispetto ad altre edizioni, premettendo sempre che questo è un piccolo reportage della giornata di venerdì quindi è ancora tutto da vedere. Eppure c’era ancora quel qualcosa che rendeva anche il cosplay più semplice un vero capolavoro.
Come è stato previsto dalla rete negli ultimi giorni, il tema che sta spopolando tra partecipanti e organizzatori è Squid Game. I negozi di gadget, le fumetterie, persino un negozio di ceramiche e oggetti vari, avevano esposto maschere e felpe caratteristiche dello show. Ma se potessi nominare un “vincitore” di questo tributo alla serie coreana, sicuramente sarebbe il Bobble Bobble, in Via Veneto, un piccolo spazio (davvero piccolo e angusto) dove però hanno saputo creare un’atmosfera unica.
Si fa sera, le code finalmente sono meno numerose e più scorrevoli permettendomi così di accedere agli stand. Non credo che dilungarmi sull’interno dei padiglioni possa essere di qualche interesse se non per i più appassionati. Purtroppo ne ho visitati solo tre e la mia compagnia stava cominciando ad essere un po’ insofferente, quindi sono andata dritta su alcuni piccoli obbiettivi d’acquisto personali e non ho avuto molto tempo di fermarmi ai firma copie o sedermi a un tavolo a provare qualche nuovo gioco (anche se no ho visti d’interessanti).
Perciò riassumiamo. Code infinite, niente bancarelle sulle mura, ultra velocità di acquisto per non far stancare troppo la comitiva. Vista così si direbbe una giornata piuttosto stancante e poco soddisfacente. Eppure non è stato così e vi dico perché. Durante una pausa, dove ho cercato di non rompere l’ombrello al centro del mio Dalgona (il biscotto al caramello che compare nella serie Squid Game), ho sentito una vocina venire dalla mia parte. Una piccola regina Elsa si era avvicinata a una principessa Ariel per chiederle una foto. Eccolo lì, il motivo per cui questa giornata ha retto alle critiche. Il festival era pieno di bambini. Nelle ultime edizioni raramente ho visto tanti bambini e considerando che era un giorno feriale le probabilità diminuivano. Eppure erano tantissimi, travestiti da soli o in squadra coi genitori, oppure in “borghese” ma con tanta voglia di esplorare ogni angolo della città, alla ricerca di quel super eroe o di quella principessa. Bambini che hanno saltato un giorno di scuola pur di partecipare insieme agli amici e alla famiglia, dopo un anno di costrizioni e restrizioni, dove una delle regole era proprio quella di tenere una certa distanza dal prossimo.
Sarà troppo smielato, non è certo un reportage che vi ha descritto le uscite del momento e di questo chiedo scusa, magari i prossimi saranno più interessanti da questo punto di vista.
Per quel che mi riguarda, benché la bocca mi si è storta più di volta, non posso fare a meno di pensare che la voglia di uscire e ritrovarsi a una delle fiere del fumetto più importanti e grandi d’Italia, abbia fatto rinascere quell’atmosfera di unione, gioco e allegria che avevo sentito spegnersi nelle ultime edizioni, complice forse una routine che si è bruscamente interrotta dandoci modo di apprezzare quello che prima davamo per scontato, come la vista di un anziano signore che se ne va in giro con un cane invisibile.