Filip Marek è il presidente dell’Associazione Ceca Shogi (CAS). Oggi l’AIS lo ha intervistato per voi, scoprendo come con la sua determinazione e le sue idee sia diventato il padre di un progetto ludico-culturale lungimirante che coniuga imprenditorialità, gioco e superamento delle barriere culturali.
Ciao Filip, grazie per aver accettato di essere intervistato. Parlaci un po’ di te: quando ti sei avvicinato per la prima volta allo shogi e in quale occasione?
Ciao Francesco, grazie a te per l’invito. Mi sono imbattuto nello shogi nel 2010, per puro caso. A quel tempo studiavo informatica a scuola e mi interessavano tutte le notizie di informatica nel mondo. Una delle notizie che mi colpirono riguardava l’evento che fu una pietra miliare nello sviluppo dell’intelligenza artificiale ossia quando per la prima volta un computer riuscì a battere un uomo. A quel tempo era molto difficile mettere a punto sistemi combinatori. Si trattava proprio di una partita di shogi: è stato così che ho scoperto che non esistevano solo gli scacchi europei.
Mi sono così interessato allo shogi studiandone le regole. Nessuno intorno a me conosceva il gioco e non riuscivo nemmeno a trovare qualcuno su internet con cui provare a giocare. Certo, all’epoca forse esistevano dei server per giocare a shogi, ma io non lo sapevo…
Giocavi già ad altri giochi da tavolo prima di avvicinarti allo shogi?
Non molti, solo alcuni giochi classici, come gli scacchi europei, il Monopoly, alcuni giochi di carte ecc. Al contrario, ho iniziato a giocare ad altri giochi da tavolo dopo aver iniziato a giocare a shogi. Io e la mia ragazza Pavlina, ora mia moglie, abbiamo iniziato a promuovere lo shogi ai vari festival dei giochi da tavolo. Lì abbiamo scoperto che esiste un’enorme quantità di giochi da tavolo. Ma lo shogi è ancora il top per me.
In Europa purtroppo abbiamo molte difficoltà a studiare lo shōgi a causa dei pochi libri in inglese che, al momento, sono stati pubblicati: come hai mosso i primi passi per migliorare il tuo stile e la tua tecnica di gioco?
È vero. Ma io ho iniziato in modo diverso. Con il tempo, ho trovato diversi giocatori cechi che erano più esperti di me e ho imparato da loro i principi di base delle strategie e delle tecniche. Andai poi da perfetto novellino all’ESC / WOSC 2014 in Ungheria. Fu come per chi non sa nuotare buttarsi in mare aperto, ma è stato divertente e sono migliorato imparando molto durante il torneo.
Andai poi da perfetto novellino all’ESC / WOSC 2014 in Ungheria. Fu come per chi non sa nuotare buttarsi in mare aperto, ma è stato divertente e sono migliorato imparando molto durante il torneo.
F. Marek
Ti sei laureato in informatica cognitiva all’Università di Economia di Praga: come hanno influito i tuoi studi sul tuo approccio allo shōgi? In particolare, cosa pensi dell’intelligenza artificiale applicata allo studio dello shōgi? Credi che possa essere una risorsa per il miglioramento della tecnica o preferisci la pratica con avversari umani?
Penso che per i giocatori di alto livello siano ottimo potersi confrontare con l’intelligenza artificiale perché da ciò possono ottenere risultati positivi. Ma io preferisco giocare con esseri umani perché dopo la partita mi piace sempre sviluppare una discussione sul gioco con il mio avversario.
Penso che per i giocatori di alto livello siano ottimo potersi confrontare con l’intelligenza artificiale perché da ciò possono ottenere risultati positivi. Ma io preferisco giocare con esseri umani
F. Marek
La tua attività imprenditoriale nello shōgi è legata all’invenzione dei koma semplificati (disponibili a questo link), con cui hai unito la tradizione (l’uso dei kanji) all’innovazione (l’uso delle frecce direzionali): quando ti è venuta questa idea e come è andata l’esperienza kickstarter che hai avviato?
Quando ho scoperto lo shogi, volevo acquistare un set di gioco, ma a quel tempo non era possibile comprarlo da nessuna parte. Così pensai di realizzare un set di carta. Ma al momento dell’etichettare etichettare i pezzi, i kanji si rivelarono davvero un inferno per me. Così ho cercato su internet altre simbologie e alla fine ho trovato un set internazionalizzato con lettere occidentali e frecce. In questo modo però il gioco perdeva il suo fascino orientale, così ho pensato di mettere insieme frecce e kanji. Questo avvenne nel 2011 mentre il kickstarter lo avviai otto anni dopo. Quella produzione era, ed è ancora, un hobby. All’inizio fu davvero molto difficile. Il primo anno vendetti solo due set ma ne fui comunque molto felice. Nel frattempo ho anche migliorato il set diverse volte. Infatti, attualmente il set conta quattro differenti versioni.
Per quanto riguarda il kickstarter, è stata un’esperienza completamente diversa. Uno pensa che basti premere il pulsante “start” e poi sedersi a braccia conserte e aspettare. Ma non è così. Prima della campagna tutto doveva essere accuratamente preparato in anticipo, compreso il video di presentazione. Durante la campagna, abbiamo scritto a tutti i possibili recensori e influencer, abbiamo risposto a tante domande, ecc.
Oltre ai koma semplificati, hai progettato anche uno shogiban con coordinate alfanumeriche, che è di grande aiuto per lo studio: puoi parlarci di altri progetti per il futuro?
Grazie, è stato significativo per me. Ho cercato di progettare lo shogiban mosso dalla stessa idea alla base dei koma: rendere tutto il set adatto sia ai giapponesi che a noi occidentali. Purtroppo ti deluderò, non ho ancora altre idee: ritengo che il set sia perfetto così com’è, ha ha. Vedremo cosa riserverà il futuro.
Ma c’è un’altra cosa interessante. Ho notato che ai giocatori piacciono gli adesivi colorati sul bordo inferiore dei pezzi. Per i giocatori di shogi con una buona vista è inutile, ma l’idea mi è venuta in mente quando ho promosso lo shogi a persone anziane, che non potevano visualizzare bene il gioco. Poiché i tuoi pezzi non sono di colore diverso da quelli del tuo avversario, se non hai una buona vista, allora risultano difficili da riconoscere. Ma se tutti i pezzi hanno un adesivo sul bordo basso, allora il giocatore vedrà contrassegnati solo i propri pezzi, riconoscendoli.
Filip, tu sei anche uno dei fondatori della CAS (Associazione Ceca Shōgi): in che anno è nato la CAS e quanto è diffuso lo shōgi in nella Repubblica Ceca oggi?
Sì, è vero: sono uno dei cinque fondatori e attualmente sono Presidente dell’associazione. Non perché io sia il migliore nella gestione, ma solo perché nessuno ha voluto sobbarcarsi quell’incarico, ah ah. La CAS è stata fondata nel 2014. Avevamo davvero bisogno di una associazione ufficiale per essere meglio rappresentati presso la FESA e nel mondo, specialmente in Giappone. Ad ogni modo, siamo una piccola associazione con pochi membri e quattro club stabili. Ma a volte è come su un’altalena: il numero dei club a volte aumenta a volte diminuisce. Ma abbiamo molti giocatori di shogi occasionali. Lo so perché abbiamo venduto circa 1500 set nella nazione.
L’emergenza COVID e le misure di sicurezza che ha imposto hanno portato molte associazioni e gruppi di giocatori a preferire il gioco online a quello faccia a faccia: anche tra i giocatori della CAS avete notato questa tendenza, o vi incontrate ancora per giocare dal vivo?
Sì, purtroppo ci siamo accorti di ciò, ma qui più che spostarsi online le attività sono “un po’ morte”. È una situazione molto triste, ma credo che migliorerà dopo Covid.
Le molte associazioni europee di shōgi cosa pensi dovrebbero fare per aiutare a diffondere sempre di più in Europa questo bellissimo gioco?
Dovrebbero assolutamente far provare il nostro set agli eventi promozionali. Anche realizzato in carta, non importa. Incontro molti giocatori che sono molto conservatori e che non ammettono che questi set rendono più facile giocare contribuendo a diffondere il gioco fuori dal Giappone. Tuttavia ho ricevuto molti feedback da parti di quanti hanno provato il mio set e si sono sorpresi di quanto funzioni bene. Puoi spiegare le regole a giocatori casuali in 5 minuti e poi semplicemente osservare come si divertono nel gioco. Questo è difficile da realizzare con i set classici.
Penso che lo shogi sia uno dei migliori giochi del mondo, ma la barriera dei kanji è un problema enorme per la sua diffusione.
Vuoi fare un augurio ai lettori italiani del sito dell’Associazione Italiana Shōgi?
Certamente: auguro a tutti di avere molta pazienza nell’apprendimento del gioco e nel giocare con avversari. In bocca al lupo per il vostro gioco e spero possiate vivere avvincenti e indimenticabili esperienze non solo durante le vostre partite ma anche vivendo le atmosfere dei vari eventi e tornei! Spero di vedere in futuro una grande e forte squadra italiana all’ESC / WSOC 🙂
Grazie Filip, ci risentiremo presto!
Grazie a te! Spero di incontrarti presto davanti a uno shogiban.