I termini giapponesi «ibisha» (居飛車) e «furibisha» (振り飛車) vengono adoperati per indicare, rispettivamente, aperture con torre statica e aperture con torre dinamica. Ma cosa è con esattezza una torre statica e una dinamica? Vediamolo insieme.
– Facciamo una partita a Shogi?
– Certo, volentieri.
– Hai un’apertura preferita?
– Sì, ultimamente sto utilizzando molto la torre in quarta colonna.
– Ah, interessante. Ma intendi quarta colonna a destra?
– No, gioco una torre ranging (furibisha).
– Scusami, c’è una cosa che non mi è chiara.
– Dimmi pure.
– Quando tu mi parli di torre ranging, io penso a una torre che è mobile, dinamica. Sbaglio?
– Non sbagli. In italiano infatti il termine “ranging rook” viene tradotto variamente come “torre mobile” o “torre dinamica”.
– Ok. Il mio dubbio allora è il seguente: la torre, che la si tenga a sinistra o destra, è sempre mobile, dinamica. Non comprendo la differenza…
– In un certo senso è corretto quello che dici se lo si considera in relazione al movimento semplice della torre. Ma non è quello il punto: la torre è detta ranging non rispetto al suo movimento semplice, ma rispetto al suo punto di partenza a inizio gioco e rispetto al suo solo movimento orizzontale.
– Quindi il fatto che la torre si possa muovere anche verticalmente non c’entra nulla col definirla ranging.
– Esatto: infatti una torre static (ibisha) non è una torre immobile, ma una torre che resta orizzontalmente ferma nella sua casa iniziale.
– Ok, adesso forse capisco. Certo, strana terminologia, questa.
– Sì, un po’ confusa ma funziona.
– Ok, vediamo se ho capito. Se la torre si muove orizzontalmente dalla sua casa di partenza è ranging.
– Precisamente.
– E tu hai detto di preferire un’apertura con torre ranging in quarta colonna
– Hai detto bene.
– Ma a questo punto cosa distingue un’apertura con torre in quarta colonna a destra da un’apertura con torre in quarta colonna a sinistra? In entrambi i casi la torre si sposta dalla sua posizione iniziale.
– Vero, ma l’apertura con torre in quarta colonna a destra è un’apertura con torre static.
– Non ci capisco più nulla: hai detto che una torre è ranging quando si sposta orizzontalmente rispetto al suo punto di partenza iniziale, quindi una torre in quarta colonna destra dovrebbe essere catalogata come apertura di torre ranging. Tu ora mi dici che invece è torre static… Insomma la tua apertura con torre in quarta colonna è ranging o static?
– È ranging. Lo si capisce da dove si incastella il re.
– E cosa c’entra adesso il re?
– Beh, c’è un proverbio shogi dice “Gyoku-hi sekkin su bekarazu”, ossia, più o meno: Torre e reami tieni lontani”. Il proverbio consiglia di incastellare il proprio re al sicuro ossia dalla parte opposta rispetto alla zona in cui agisce la propria torre.
– Ok, quindi se tu usi un torre in quarta colonna (da sinistra) allora incastelli il re a destra…
– Giusto…
– …e per questo motivo la tua apertura è di torre ranging.
– Ci siamo.
– Ma se io invece, in spirito sperimentale, aprissi con torre in quarta colonna (da sinistra) e incastellassi il re a sinistra, la mia apertura dovrebbe a rigore essere considerata di torre static, giusto?
– Ehm, mi stai confondendo.
– Anche io sono abbastanza confuso. Non sarebbe invece meglio definire ranging e static in rapporto all’ideale quadrato 4×4 in cui si trova la torre?
– Cosa intendi?
– Intendo che sarebbe più intuitivo dire che una torre è ranging se (dalla prospettiva del Sente) si sposta nelle colonne 9-6, è invece static se si muove nelle colonne 1-4, mentre è centrale (nakabisha) se la torre va in 5 colonna.
– Mmm… non male come idea.
– Però anche in questa proposta di catalogazione resta un problema.
– Cioè?
– Anche in questo caso, infatti, il termine ibisha viene usato in senso poco intuitivo: il kanji “居” contenuto in “居飛車” (ibisha) significa “restare”, “permanere” (peraltro ricorre anche in “居酒屋”, ossia “izakaya” che indica una locanda di liquori in cui ci si ferma, sostandovi). Perché mai dovremmo utilizzare questo termine per indicare anche quelle aperture in cui la torre non “resta” dove è ma, invece, si sposta altrove?
– Non hai tutti i torti, ma resto sempre più confuso.
– Forse potremmo dire che un’apertura con torre in quarta colonna a sinistra è più furibisha di una con torre in quarta colonna a destra, trattando l’ibisha e il furibisha come valori estremi che prevedono gradi intermedi.
– Quindi, secondo quanto dici, un’apertura con torre in seconda colonna sarebbe pienamente ibisha, mentre una con torre in terza colonna a destra sarebbe meno ibisha della prima e così via.
– Esatto.
– E un’apertura di quinta colonna sarebbe un ibrido di ibisha e furibisha?
– Precisamente.
– Ma allora non dovremo forse dire che un’apertura di terza colonna è più furibisha di una di quarta colonna a sinistra dato che è più distante dalla casa iniziale della torre?
– Forse è troppo esagerato, è vero.
– Partita a dama?
– Sì, forse è meglio…
No: come avrete capito, questo non è un articolo di strategia. Il dialogo e sua verosimiglianza rinviano a un tema di fondo: il problema di come classificare le aperture nello Shogi. Iniziamo col dire che la disputa tra i due dialoganti non è genuina ma verbale. Che differenza c’è tra dispute genuine e dispute verbali? In una disputa genuina i contendenti sono in disaccordo su un fatto o su dati di fatto. Ad esempio, il disaccordo tra chi crede che Espero (anticamente indicato come “stella del mattino”) e Fosforo (anticamente indicato come “stella della sera”) siano corpi celesti differenti e chi crede che invece siano il medesimo corpo celeste è un disaccordo genuino in quanto verte su un fatto. In una disputa genuina c’è tipicamente chi ha ragione e chi ha torto simpliciter.
Supponiamo ora che due contendenti abbiano una disputa sul seguente tema: il primo crede che Luca abbia un nuovo zaino, mentre il secondo ribatte che lo zaino di Luca in realtà è quello che usava suo fratello maggiore. In questo caso sembra che un medesimo oggetto, lo zaino di Luca, possa essere definito al contempo nuovo e non-nuovo. Ma la contraddizione è solo apparente: lo zaino è nuovo in quanto Luca non lo aveva mai utilizzato prima d’ora, mentre non è nuovo se teniamo conto che lo ha già usato il fratello di Luca. In questo caso la disputa è meramente verbale dipendendo da quello che si intende con la parola “nuovo”. Veicolando, tale parola, significati non univoci, viene di fatto adoperata dai due contenenti in accezioni diverse, dando l’impressione che si discuta di qualcosa di fattuale quando in realtà l’oggetto del contendere dipende non da fatti ma da parole, non da come è fatto il mondo ma dalle parole che adoperiamo per parlare del mondo.
Mutatis mutandis, anche i protagonisti del nostro dialogo iniziale sono alle prese con una disputa verbale, scambiandola per una fattuale. I problemi di catalogazione delle aperture dello shogi che si generano adoperando le categorie di ibisha e furibisha non dipendono dall’avere a che fare una realtà complessa e difficilmente catalogabile ma dal fatto che traduciamo in almeno tre modi diversi i termini giapponesi in oggetto.
Ogni traduzione genera una schema catalogativo in sé funzionale per parlare di aperture. I problemi invece nascono dal voler confrontare una catalogazione con un’altra, credendo di individuare “lacune”, “imprecisioni” o “mancanze” tra sistemi di catalogazione che, di fatto, sono alternativi.
In definitiva, le proposte catalogative discusse nel dialogo sono le seguenti:
ibisha (居飛車) = torre che non si muove orizzontalmente dalla sua casa di partenza | furibisha (振り飛車) = torre che si muove orizzontalmente rispetto alla sua casa di partenza |
ibisha (居飛車) = torre che si muove orizzontalmente nelle file 1-4 (Sente) o 9-6 (Gote) | furibisha (振り飛車) = torre che si muove orizzontalmente nelle file 6-9 (Sente) o 4-1 (Gote) |
ibisha (居飛車) = re incastellato a sinistra | furibisha (振り飛車) = re incastellato a destra |
In tale quadro, la domanda “Quale è la catalogazione corretta?” risulta mal posta. Non c’è una catalogazione, in sé, privilegiata. Ma c’è certamente una predilezione dettata dalla tradizione shogistica giapponese, che tende a privilegiare la definizione (2) (pur non escludendo mai del tutto le restanti), dividendo lo shogiban in tre zone ideali: la fascia destra (dove si trova inizialmente la torre), la fascia sinistra (dove si trova inizialmente l’alfiere) e la zona centrale (in corrispondenza della posizione iniziale del re).
E tu, cosa ne pensi? Hai anche tu un’apertura preferita? Scrivilo nei commenti.